No good…..

Il mondo della bici non perdona. E nel caso me ne fossi dimenticato, domenica scorsa me l’ha ricordato – di nuovo.

L’obiettivo era chiudere la randonnée di Villasmundo, già portata a termine l’anno scorso. Purtroppo, stavolta le cose non sono andate come speravo. A una sessantina di chilometri dall’arrivo, un leggero malessere fisico mi ha costretto al ritiro.

In questi giorni ho ripensato a quanto successo, cercando di capire dove ho sbagliato. E gli errori ci sono stati, uno dopo l’altro.

Il primo è stato sottovalutare la prova: l’averla già conclusa l’anno scorso mi ha fatto partire con troppa leggerezza. Ho pedalato allegramente con i compagni, accumulando ritardo fin dai primi chilometri.

Il secondo è stato non coprirmi a dovere durante la discesa notturna. L’anno scorso mi ero messo il lungo a Barrafranca, quest’anno ho aspettato troppo. Ho patito il freddo per ore, e anche se non so quanto abbia inciso, di certo non ha aiutato.

Terzo errore: ho commesso l’errore opposto: non mi sono scoperto quando sentivo caldo, per paura di perdere tempo prezioso. Ho sudato troppo, e anche questo ha contribuito a peggiorare la situazione.

Infine su tutto, mi sono alimentato male, poco e nel modo sbagliato. Nel momento peggiore ho evitato di mangiare e mi sono preso un gelato e un integratore, questo, probabilmente, è stato il punto più critico. Il mio corpo me lo ha fatto capire chiaramente e il mio stomaco anche.

Tutti errori evitabili. Gli imprevisti – come la deviazione per un incidente o la foratura – fanno parte del gioco. I miei, invece, sono stati sbagli evitabili e inutili.

Cosa salvo da questa esperienza?
Salvo la lucidità di fermarmi senza testardaggini. Salvo i miei compagni di viaggio, in particolare Antonello e Pietro. Salvo l’aver conosiuto nuovo amici (come ad esempio il barbone di Valerio) l’accoglienza a Barrafranca, la gentilezza di Concetto Ragusa e di tutta l’organizzazione a Villasmundo, e l’aiuto concreto di Alessio e Alberto, due ciclisti che si sono fermati per rifocillarmi e accompagnarmi a mangiare qualcosa.

Perché la bici è una cosa seria. Anche quando le cose vanno storte, non smette mai di insegnare e di regalare incontri preziosi.

PS: Non so se per quest’anno il sogno nazionale sia davvero sfumato. Ma anche se così fosse, non è detto che non possa rinascere il prossimo anno, magari con qualche errore in meno.

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