Vasco Rossi live: il concerto che ci ha ricordato perché la musica è vita

Era da tanto che non assistevo a un concerto di Vasco.
E quando finalmente è arrivato il momento, l’attesa è stata ripagata con qualcosa di più di un semplice live: è stata una celebrazione della vita, della musica e delle emozioni più profonde.
Il palco del Franco Scoglio a Messina si è trasformato in un’arena di energia pura, dove il rocker di Zocca, ormai da anni più leggenda che artista, ha stregato un pubblico immenso e trasversale. Perché Vasco non è più solo un cantante: è un simbolo generazionale, un punto fermo nel tempo per milioni di persone.
Le sue canzoni – e lo abbiamo sentito e vissuto sotto questo cielo di giugno – hanno segnato lo scorrere della vita di molti di noi.
In ogni strofa c’è un pezzo della nostra adolescenza, in ogni ritornello un amore vissuto, una sfida affrontata, un momento da ricordare o dimenticare. Vasco è stato colonna sonora, sfogo, poesia cruda e reale per chiunque abbia avuto bisogno di parole vere, magari urlate sotto la pioggia o sussurrate in macchina, da soli.
Ma questo concerto, per me, ha avuto qualcosa in più.
Ci sono andato con una persona importante, e vederla felice – con gli occhi brillanti e il sorriso stampato in faccia mentre cantava a squarciagola – mi ha commosso.
In quel momento ho capito che certi istanti condivisi valgono più di mille parole. Che la gioia degli altri, soprattutto di chi amiamo, è uno dei regali più belli che possiamo ricevere.
Ed è anche questo che rende la musica potente: la sua capacità di trasformare una serata in un ricordo indelebile.

E poi, l’immagine più potente: bambini di dieci anni che cantavano ogni parola, accanto a persone che avrebbero potuto essere i loro nonni.
Uno spettacolo nello spettacolo: un ponte tra generazioni, una lingua universale che abbatte muri e unisce.
E il Popolo di Blasco? Inarrestabile.
Chilometri macinati, ore sotto il sole, file infinite, ma occhi pieni di entusiasmo.
Hanno cantato, pianto, saltato, vissuto. E lo rifarebbero domani, perché essere a un concerto di Vasco non è solo ascoltare musica: è appartenere a qualcosa di più grande.
Certo, qualche pecca nell’organizzazione c’è stata, soprattutto nel deflusso finale – caotico e poco gestito. Ma in fondo, nessuno dei presenti sembrava farci troppo caso.
Quando ti vibra ancora nel petto “Vita spericolata” o “Albachiara”, il resto sfuma.
Quel concerto, come tanti altri prima, rimarrà impresso nella memoria.
Anche per la perfezione tecnica, ma soprattutto per l’intensità emotiva.
Perché la musica, quando è vera, non ha età, né confini. Ha solo cuore.
E Vasco, ancora una volta, ce l’ha ricordato con forza. E con amore.
Domenico