Bucarest, una città inaspettata.

Come forse sapete, insieme ad Angela sono stato qualche giorno a Bucarest. Siamo andati lì perché non conoscevamo la Romania e, soprattutto perchè avevamo la curiosità di visitare una città che nel passato ha dovuto sopportare un regime duro, quello di Ceausescu.

I° Giorno mercoledi 20 Marzo

Siamo partiti da Catania con un volo diretto di Ryanair e dopo circa due ore siamo atterrati all’aeroporto di Bucarest – Otopeni. Il volo è stato perfetto e siamo arrivati esattamente all’orario previsto, puntuali al minuto.

Una volta usciti dal controllo passaporti, la nostra prima impressione è stata estremamente positiva.

La struttura dell’aeroporto è nuova, pulita e abbastanza grande, il che indica un grande afflusso di passeggeri che scelgono di atterrare qui. In mezz’ora eravamo fuori dagli arrivi e ci siamo trovati di fronte al primo “problema” della giornata: raggiungere il centro di Bucarest.

Avevo letto online che le opzioni erano varie: Uber, Taxi, Bus, quindi dovevamo decidere.

Il mezzo meno costoso era sicuramente il bus, ma non avevamo voglia né di cercare i biglietti né di capire quale autobus ci avrebbe portato vicino alla casa vacanza che avevamo scelto per il soggiorno. Quindi, abbiamo deciso di orientarci su Uber (o in alternativa Bolt).

Tuttavia, nelle vicinanze c’era un gruppo di turisti italiani che avevano già prenotato con Uber ma non riuscivano a trovare il punto d’incontro con l’autista. Questo ci ha spinto a optare immediatamente per il taxi. Vicino a noi c’era un’altra coppia di siciliani che aveva lo stesso problema. Quindi senza pensarci due volte, ci siamo messi d’accordo per dividere le spese del taxi.

Abbiamo contattato un autista (fate attenzione, ci sono diverse compagnie di taxi con prezzi diversi, ma non sono riuscito a capire le differenze) e ci siamo accordati per 100 Lei, equivalenti a circa 20 euro. Saliti in macchina, abbiamo iniziato il viaggio per il centro città, che è durato meno di mezz’ora.

La città di Otopeni è effettivamente molto vicina al centro di Bucarest e nonostante il traffico, in circa 45 minuti eravamo di fronte all’ingresso della struttura che avevamo prenotato tramite un noto portale di prenotazioni chiamata The Chic Retrait.

Trovarla non è stato facile, anche perché mancava un’insegna all’ingresso, ma una volta dentro si è rivelata discreta, pulita e sicuramente soddisfacente anche dal punto di vista del rapporto qualità-prezzo (172 euro per quattro notti). Una volta entrati, abbiamo notato un’altra differenza rispetto all’Italia: nessuno ci ha chiesto i documenti. Abbiamo lasciato le borse e ci siamo subito avventurati alla scoperta della capitale rumena.

Essendo già tardo pomeriggio, abbiamo trovato un ristorantino lungo la strada e abbiamo deciso di mettere alla prova la cucina locale. Io ho optato per una fetta di carne, mentre Angela ha scelto un’insalata sempre con carne. Entrambi i piatti erano buoni, così come la birra locale (Ursus). Il prezzo era notevolmente inferiore alla media italiana, pagando complessivamente meno di 40 euro per due persone.

Dopo aver finito di mangiare, abbiamo deciso di esplorare a piedi il quartiere storico della città, conosciuto come Lipscani.

Il quartiere, tutto un’isola pedonale, è magnifico e allo stesso tempo imponente. Gli edifici si susseguono senza soluzione di continuità, e che edifici! Grandiosi e opulenti, simbolo di un regime che probabilmente dedicava più risorse all’apparire che all’essere.

All’inizio delle strade pedonali si trova il Van Gogh Cafe, un locale interamente dedicato al grande pittore olandese. Il primo piano è fantastico (il secondo sicuramente meno affascinante, anche se le scale sono notevolmente interessanti ). Sulle pareti ci sono molte riproduzioni dei quadri del celebre artista, e l’atmosfera chiassosa insieme al servizio perfetto e ai dolci abbastanza buoni lo rendono il mix perfetto per una sosta sicuramente da fare.

Il prezzo questa volta è stato sicuramente più esoso (d’altronde il locale è diventato un must soprattutto per i turisti che riempono le loro storie Instagram con una marea di foto artistiche).

Terminata la nostra “sosta dolce“, abbiamo dedicato un’oretta a un giro a piedi rilassante, iniziando ad assaporare la vivacità di questa capitale. Molte sono le cose che ci hanno attirato: dai numerosi localini che offrono cibo e bevande, tutti ottimamente curati, alla presenza dei “buttadentro” (praticamente persone che hanno lo scopo di accalappiare la clientela), ma anche a differenza plateale tra gli edifici curati a quelli diroccati (questo è uno degli aspetti che colpisce di più) passando all’opulenza degli edifici pubblici, fino alla sicurezza percepita, sempre altissima.

Terminata la nostra passeggiata e complice anche il fatto che ci eravamo alzati all’alba, abbiamo chiamato un autista di Uber e siamo ritornati in albergo. Avevamo pranzato tardi e un aperitivo fatto in casa (patatine e birra) è stata la nostra cena.

Dopo di che, una bella dormita ha chiuso la nostra prima notte di permanenza a Bucarest.

II° Giorno Giovedi 21 Marzo

Iniziamo la prima vera giornata nella capitale rumena dirigendoci verso il centro della città. L’hotel da noi scelto non è lontanissimo dal centro, saranno 800 metri, e quindi ci godiamo la passeggiata, passeggiata che però inizia sotto una pioggerellina stile inglese. Noncuranti dell’acqua, apprezziamo la pulizia della città ma ci stupiamo anche degli edifici immensi che abbelliscono la via. Spicca l’architettura della città con palazzi che quasi sempre terminano con cupole estremamente belle e che si prestano perfettamente a fotografie d’impatto.

Vista la pioggia che via via si intensifica, decidiamo di chiamare Uber per arrivare al centro, e qui forse avviene l’unico problema con questo tipo di mezzo di trasporto. Tramite l’app scegliamo l’autista che di fatto arriva dopo pochissimi minuti. Saliamo in macchina ma dopo una decina di minuti ci rendiamo conto che siamo saliti… sulla macchina sbagliata. L’autista infatti, invece di dirigersi al centro, prende la strada verso la periferia. Alla mia richiesta, si scopre l’arcano: egli non è l’autista di Uber ma di Bolt. Quindi accosta e ci dice di scendere. Siamo però estremamente lontani dalla nostra meta e allora io domando di riportarci nel luogo dove ci aveva presi, cosa che il tipo fa a malincuore.

Il giro in macchina ci ha permesso però di evitare la parte più forte del temporale, quindi ci incamminiamo di buona lena (questa volta senza bagnarci).

Arriviamo al centro e come prima visita scegliamo quella che definiscono la più bella libreria d’Europa: Carturesti Carosel. La visita, almeno per me, lascia sensazioni diverse. Di certo la libreria non è brutta, è ariosa, d’impatto, estremamente curata, ma ho visto in Europa librerie più belle sia architettonicamente che per i servizi offerti. All’interno della libreria, infatti, vi è un fornitissimo spazio dedicato ai soliti gadget e moltissimi libri (quasi tutti purtroppo in romeno). L’ultimo piano è riservato a un bar, mentre il sotterraneo è riservato a una miriade di Funk pop, quelle piccole riproduzioni in miniatura tanto in voga tra i giovani d’oggi. Insomma, una visita sicuramente da fare, ma senza aspettarsi nulla di eccezionale.

Usciamo dalla libreria e ci dirigiamo verso il centro, all’improvviso ai nostri occhi una chiesetta ortodossa. Guardiamo meglio ed è il famosissimo monastero Stavropoleos. Già l’ingresso è spettacolare con il portone intersiato in maniera stupefacente, l’interno non fa altro che confermare l’impressione iniziale. Le pareti sono interamente affrescate, l’abside è un tripudio di arte sacra, la cupola piccola (come tutta la chiesetta) è bellissima, insomma, un gioiellino di arte religiosa da vedere assolutamente.

Il monastero è vicinissimo a un ristorante famoso, il “Cara Cu Bere”. Possiamo non andare a controllare se la sua fama è meritata?

Il ristorante si presenta ottimamente, l’arredamento è una profusione di legno con molti particolari che attirano l’attenzione. All’ingresso, nonostante la nostra mancata prenotazione, ci danno immediatamente un tavolo nella galleria superiore e in pochi minuti siamo seduti, seguiti da un gentilissimo e giovanissimo cameriere. Gli usuali piatti romeni a base di carne, la birra (doppia) e alla fine un conto di 217 Ron che, al cambio, equivalgono a più o meno 40 euro.

Usciamo dal Cara cu Bere e non troviamo di meglio che prendere un Uber e tornarcene a recuperare le forze in albergo, cosa che facciamo con un sonnellino rigenerante. Una volta finita la siesta, decidiamo di andare a visitare un’altra delle attrazioni di Bucarest: il Palazzo di Ceausescu, noto anche come Palazzo del Popolo e attuale sede del governo rumeno.

Il palazzo è molto vicino al nostro albergo, e dalla mappa notiamo che attraversando un parco in mezz’ora a piedi dovremmo esserci. Partiamo con calma e ci godiamo il parco (sarà una costante durante la nostra permanenza in Romania), che nello specifico è il Parco Izvor. Passeggiando nei vialetti, abbiamo modo di godere della pulizia e dell’ordine con cui questo spazio verde è tenuto. L’erba è tagliata di fresco, i cestini sono puliti, segno di un costante passaggio degli addetti, gli alberi sono potati e i primi fiori appaiono. Non possiamo esimerci dal pensare che a primavera inoltrata questa zona deve essere di una bellezza unica.

Arriviamo pian pianino dinanzi all’immensa costruzione voluta dal dittatore rumeno, costruzione che alla fine si dimostrò la pietra tombale della dittatura. Il palazzo è veramente immenso, d’altronde i freddi dati statistici lo confermano. L’edificio misura 270 metri per 240 metri, le sue stanze sono oltre 1000, la sua altezza al di sopra del livello stradale è di 84 metri, e la sua estensione nel sottosuolo è di oltre 90 metri, dimensioni che lo portano ad essere il secondo edificio amministrativo più grande al mondo (dopo solo il Pentagono americano).

Anche la storia della sua costruzione incute timore, il dittatore rumeno voleva dare un segnale al mondo, scelse pertanto la zona, al centro della città, che più gli aggradava e diede ordine di radere al suolo oltre 30.000 (trentamila) edifici allo scopo di costruire il suo sogno. Come se non bastasse, con una sorta di orgoglio popolare, Ceausescu volle che i materiali per costruire il SUO palazzo fossero tutti di provenienza nazionale. Si narra che, allo scopo di reperire il marmo che serviva per abbellire le sale interne, mancò il marmo per le lapidi per una decina di anni. Follie di una dittatura che, per fortuna, noi “giovani” italiani non abbiamo mai sperimentato.

Girargli intorno è veramente faticoso, soprattutto vista la grandezza dell’edificio, ma noi ci incamminiamo tranquillamente fino a quando non arriviamo di fronte all’ingresso principale che si affaccia su una delle vie principali della città, Boulevard Unirii. Continuiamo a passeggiare su questa via, con la nostra attenzione attirata dai grandiosi edifici di impostazione comunista, tutti uguali anche nella colorazione (un grigio del tutto amorfo) e divisi in blocchi. E già solo questo nome fa andare alla memoria a un’epoca che non c’è più, oserei dire… per fortuna.

La strada ci riporta al centro di Bucarest, ma sempre avendo in vista il palazzone. Vi posso assicurare che per farlo entrare tutto in foto ci siamo dovuti allontanare di almeno 500 mt. E da lì, dopo aver assaporato lo street food rumeno e grazie all’immancabile Uber, decidiamo di mettere la parola fine alla nostra giornata, con albergo, doccia e ninna.

III° Giorno Venerdi 22 Marzo

Ci alziamo con l’idea di vedere un altro immenso parco di Bucarest, il parco intitolato a Re Michele I, cosa che non guasta nelle vicinanze l’arco di Trionfo di Bucarest.

Usciamo dall’hotel e, grazie al solito Uber, ci facciamo portare nella piazza di fronte a quella che di fatto è la riproduzione del ben più famoso arco di trionfo (quello di Parigi). Il monumento costruito per ricordare la partecipazione della Romania nella Prima Guerra Mondiale è molto simile a quello di Parigi. È al centro di una grande piazza aperta alle macchine, e questo lo rende difficile da vedere da vicino, ma lo si può apprezzare nella sua grande magnificenza da lontano ed è sicuramente una bella vista.

Proprio di fronte all’arco di Trionfo c’è l’ingresso ad uno dei parchi più grandi della città, appunto il parco di Re Michele I.

Anche in questo polmone verde spicca la pulizia e l’ordine. Cosa che non guasta è la presenza di tutta una serie di attività ricreative dedicate ai fruitori, dalla pista di skate alla presenza di un considerevole numero di attrezzi ginnici, dai tavoli da ping pong alla possibilità di noleggiare bici vista la presenza di una pista ciclabile che copre tutto l’interno del parco. Insomma, un modo per passare una giornata in maniera tranquilla, rilassata e soprattutto a contatto con il verde. All’interno del parco ci sono alcune cose degne di nota, una di queste è la riproduzione di un vecchio villaggio romeno (attrazione a pagamento), ma anche una piazza che ricorda i padri fondatori dell’Europa, un giardino giapponese (in cui incontriamo un altro gruppo di siciliani) e ancora la birreria più grande del vecchio continente (con oltre 5000 posti a sedere), e un lago su cui è possibile navigare grazie alle barche presenti. Inutile sottolineare che all’interno del parco ci sono molti localini dove poter mangiare e bere, tutti estremamente confortevoli.

Finito il giro nel parco, ci siamo diretti verso il centro città. Volevamo (volevo) andare a mangiare all’Excalibur, un locale in stile medievale molto famoso sul web e mia moglie, visto che era anche il mio compleanno (eh sì, adoro passare i compleanni all’estero), mi ha accontentato. Il locale si presenta con un ingresso bruttissimo, ma il suo interno è veramente notevole. Lo stile fa ritornare il visitatore nel passato, i tavoli, le lampade, le sedie, i vestiti del personale, tutto ti fa tornare indietro ai tempi in cui vivevano dame e cavalieri. Il ristorante è a base di carne e particolarità non forniscono, a loro dire in ossequio alla tradizione, forchette (viene portato al tavolo una ciotola con acqua e limone in cui lavarsi le mani). Pur non avendo prenotato, vista anche l’ora, siamo riusciti ad accomodarci. In mezz’ora i tavoli si riempiono, soprattutto di italiani, e alla fine ci gustiamo il nostro pranzo, un pranzo veramente abbondante il tutto al costo di 272 Ron (dolce compreso).

Finito di mangiare e con una sosta d’obbligo alla vicina piazza della Rivoluzione, ci siamo ritornati in albergo per la solita siesta. In tarda serata, invece, decidiamo di andare a bere qualcosa in un bar chiamato “Le Bolle”. Anche questa volta a stupirci è l’ingresso, che sembra essere quello di un locale di dubbia appartenenza, invece dello spettacolare locale che ci ritroviamo il “closer to the moon”“.

Il locale possiede all’esterno tutta una serie di strutture in plexiglass posizionate su una terrazza panoramica, dalla quale dinanzi a qualcosa da bere si può godere del sole che tramonta tra i tetti della città. Purtroppo non avevamo prenotato e il personale ci aveva trovato posto ma non all’interno di una bolla, bensì in un tavolino esterno.

Vista la serata ventosa, abbiamo però optato per accomodarci all’interno (non dopo aver fatto qualche foto a un tramonto spettacolare). A differenza dell’esterno, l’interno delle bolle è invece molto raffinato, i long drink sono perfetti e il personale cortese, come nella maggior parte dei locali di Bucarest.

Avendo fatto l’aperitivo, non avevamo fame, optiamo per una passeggiata nel centro della città (tutta isola pedonale con molta Jendarmeria che controlla la zona) e ce ne ritorniamo sempre passeggiando in albergo.

IV° Giorno Sabato 23 Marzo

Partiamo di buon ora perché è nostra intenzione visitare un mercatino di antiquariato che dalle recensioni dovrebbe essere un incrocio tra Porta Portese e Portobello Road. L’ubicazione di tale evento è abbastanza fuori città e quindi, sfruttando il solito Uber, ci dirigiamo verso il luogo. Immediatamente il primo contrattempo che ci porta a pensare che la nostra non sia stata una scelta felice, l’ingresso è infatti a pagamento (pochi Ron, al cambio meno di un euro) ma l’addetta ci comunica che non accetta carta di credito, quindi dobbiamo trovare un modo per cambiare i soldi. Non riusciamo a trovare un bancomat, cosa che unita alla mia ritrosia a prelevare soldi allo sportello (dopo che in Austria andando verso Capo Nord mi avevano bloccato la carta), cerchiamo un cambia monete.

Grazie alle indicazioni di un fattorino scopriamo il più vicino a circa un km, ci incamminiamo di buona lena e riusciamo dopo un’oretta ad avere i nostri Ron (piccolo appunto, il moneyGram che abbiamo trovato mi ha chiesto il passaporto, segno che i controlli sono serrati, per inciso nei miei precedenti viaggi  quando ho cambiato i soldi non mi avevano mai chiesto nulla). Ritorniamo al mercatino e appena entrati ci rendiamo conto che abbiamo perso tempo. L’interno è infatti un pullulare di roba vecchia ma non di antiquariato, la nostra impressione è quella di passeggiare in un vero e proprio mercato in cui la maggior parte della roba è di dubbia provenienza. Di antico forse c’è qualche bancarella ma tutto il resto è pacchianeria di infimo valore. Andiamo via abbastanza delusi soprattutto per aver perso mezza giornata.

Al ritorno, per stemperare un po’ la delusione, decidiamo un giro al centro. Troviamo la strada degli ombrelli (un altro luogo estremamente presente su Instagram) e pranziamo in un localino ubicato proprio in questa via, con il solito cibo romeno e il solito conto che non supera al cambio i 40 euro (in due). Passeggiando ci ritroviamo vicino all’Ateneo romeno, l’ennesimo edificio architettonicamente rilevante della capitale romena, facciamo le solite foto di rito, dieci minuti di relax nel piccolo parco prospiciente e via di nuovo alla scoperta di questa città che via via che passano le ore diventa sempre più bella ai nostri occhi.

Continuiamo il nostro giro turistico decidendo di visitare l’ennesimo parco, questa volta la nostra scelta ricade sul Parco Carol, complice anche la mia volontà di vedere il monumento ai caduti della guerra di resistenza romena. Il parco non è vicinissimo al centro ma merita. Il monumento spicca da lontanissimo per la sua maestosità, la zona verde è anche qui ottimamente curata, con molte varietà di piante e alberi. Ci colpisce una piccola pista per biciclette con i ragazzini impegnati a fare delle acrobazie con le loro due ruote. Arriviamo fino al piccolo altare presidiato da due soldati e becchiamo pure il cambio della guardia, sostiamo un attimo sotto l’immenso monumento e girovaghiamo un po’ all’interno del parco godendoci la tranquillità di questo spazio verde.

Ritornati al centro, optiamo per la consueta passeggiata nell’isola pedonale. Alla fine troviamo una riproduzione della Lupa di Roma, simbolo dell’antica gemellanza tra il nostro paese e la Romania. Girando girando si è fatto tardi e dopo aver mangiato qualcosa nei soliti bistrot di cui la città è piena, ce ne ritorniamo in albergo.

V° Giorno Domenica 24 Marzo

È il giorno della partenza, quindi ci svegliamo con calma, rifacciamo i bagagli e attorno alle 11 lasciamo la stanza. Decidiamo di andare verso il Palazzo del Governo, ma avvicinandoci la nostra attenzione viene catturata da una chiesa che sembra abbastanza vicina all’edificio. Ci incamminiamo e dopo una passeggiata che ci sembra lunghissima, arriviamo all’edificio, scoprendo che è in costruzione. Vicino troviamo una signora rumena che parla perfettamente italiano, essendo residente a Roma. La donna ci spiega che la costruzione diventerà la più grande chiesa di Romania, e le dimensioni veramente imponenti non fanno che convincerci della sua affermazione. Ci racconta anche che, nell’attesa della costruzione, i fedeli pregano in un edificio vicino, e la mia curiosità mi porta proprio all’ingresso di questa chiesetta. Sono colpito dal fatto che i fedeli non solo riempiono la struttura, ma pregano anche all’esterno, riempiendo il sagrato e il retro della chiesa. Sapevo che i rumeni fossero un popolo estremamente religioso, e vederli riuniti, molti quasi in una sorta di trance religiosa, non fa che avvalorare la mia tesi.

Ritorniamo dinanzi al Palazzo del Governo e, ormai per l’ultima volta, ammiriamo la grandezza di questo edificio di epoca comunista. Dopo le ultime foto, chiamiamo un autista Uber che ci porti in aeroporto.

Qui c’è l’ennesima sorpresa del nostro viaggio a Bucarest: l’autista parla perfettamente italiano, avendo vissuto nel nostro paese per ben 17 anni. Era un ex poliziotto ormai in pensione che arrotondava monetizzando tramite la sua macchina e facendo l’autista di Uber. Ci spiega le differenze della sua vita tra l’epoca comunista e quella attuale, anche se non la riusciamo a capire completamente, data la sua ritrosia a parlare del periodo del regime. Parlando, Marian ci parla della sua famiglia, ci fa vedere le foto della nipote e alla fine, quando ci chiede dove avremmo pranzato e io gli dico che volevamo mangiare qualcosa in aeroporto, decide di portarci a mangiare rumeno in un ritrovo da lui conosciuto.

Stacca così l’applicazione di Uber e ci porta in un baracchino all’interno di un centro commerciale, dove pranziamo a base di mici (delle polpette locali), polenta, patatine e verza, il tutto per 14 euro (tre pasti!). Alla fine ci riporta in aeroporto e dopo un caloroso abbraccio ci salutiamo.

Facciamo il controllo passaporti, ci dirigiamo al gate, facciamo un giro per l’aeroporto e l’aereo parte in perfetto orario.

Anche Bucarest è stata ormai un’esperienza passata e diremmo… purtroppo.

Conclusioni

Come per molti altri posti, siamo arrivati a Bucarest con il preconcetto che ci attendesse una città grigia e forse poco rilevante turisticamente. Dopo cinque giorni possiamo dire di aver completamente sbagliato la nostra valutazione iniziale. Bucarest è una città giovane, vivace, ordinata, estremamente pulita e sicuramente da visitare. A favore ha sicuramente il costo abbordabile, le bellezze architettoniche, il clima, il cibo e, cosa che ci è piaciuta tantissimo, la presenza di tanto verde all’interno della città. I romeni sono affabili e cortesi, la modernità ha fatto ormai il suo ingresso ovunque e non vi è alcun problema; anzi, sotto certi aspetti sono anche molto più avanzati di noi (vedi l’accettazione delle carte di credito quasi ovunque o lo smart check-in in albergo). Non abbiamo mai avuto la sensazione di insicurezza, nessuno ci ha mai importunati (se non la vivacità dei tanti italiani presenti) e, cosa che non guasta, abbiamo riscontrato in tutti i nostri incontri una cordialità fuori dal comune.

La sensazione che ne abbiamo avuto è di una città che sta facendo di tutto per entrare nelle mete turistiche più ambite. Con un attento lavoro di marketing, molti dei posti che abbiamo visitato hanno risalito la china della notorietà (vedi il Van Gogh Cafe o la libreria Carosel), indice questo che chi governa la Romania ha capito la grande valenza del turismo.

Dovremmo trarre insegnamento da loro, ma purtroppo mi sembra che non lo facciamo.

Forse il periodo migliore per chi ama il verde non è marzo, ma qualche mese dopo. Ci siamo immaginati infatti la bellezza dei parchi a primavera inoltrata, ma sicuramente la città ci ha colpiti e non è detto che non ci ritorneremo.

Per scelta abbiamo evitato le visite classiche (vedi terme di Bucarest o castello di Dracula) e alla fine non ce ne siamo sicuramente pentiti.

Sui you tube troverete un video riepilogativa della nostra visita (eccovi il link) e se vorrete qualche consiglio, saremo sempre qui, perché alla fine siamo convinti che viaggiare è sempre magnifico, ma viaggiare informati è ancora più bello.

Domenico

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